IL MARE DENTRO


"Di fronte al mare stavo subito bene, e questo valeva il viaggio.
Scattavo e perdevo il senso del tempo e del luogo, mi perdevo dentro le immagini che mi si componevano dentro prima ancora di premere il pulsante di scatto,  perdevo la mia compulsività innata, rallentavo, osservavo con lentezza, ragionavo. Questo è quello che, come un rito sentimentale, si ripete ogni qualvolta torno al mare.

«Il mare dentro» è nato dopo. A un certo punto mi sono accorto che gli scatti dedicati al mare erano diventati numerosi e sembravano convergere verso la medesima ricerca.
All’inizio è venuto fuori prepotente il ciclo sul pesce pescato: nell'abbanniata dei venditori delle pescherie storiche di Palermo e di Catania è «Vivo vivo!»; sui banchi è però «Morto morto!». Avevo appena letto un documento sulla “uccisione etica del pesce”: quale modalità può rendere “etica” l'uccisione di un essere vivente? Si trattava di una direttiva europea, per cui l'uccisione diventa “eticamente corretta quando è in grado di indurre l’incoscienza immediata con lo stordimento e quando questa condizione si protrae fino alla morte (…) A prescindere dal metodo di uccisione, è essenziale che tutta l’intera procedura di morte sia eseguita in maniera da non causare eccitamenti al pesce, paura, o causare inutili dolori e sofferenze”. L'Europa, per i pesci almeno, promuove una morte serena. Come tutti vorremmo avere per noi stessi.

Così il ciclo sul pesce pescato ha cercato dare risposte all'interrogativo sulla “uccisione etica” o meno del pescato che quotidianamente arriva  sulle nostre tavole. Ed è da qui, dalla sostenibilità della pesca, che la ricerca si è progressivamente allargata al tema più generale della sostenibilità del rapporto tra l'uomo e il mare. E «Il mare dentro» è diventato un progetto di più ampio respiro che ha incluso, oltre ai pesci, i paesaggi che trovavo sui muri, fatti da screpolature e colori, invisibili ai molti . E si è riusciti a individuare anche una cifra a cui tutti gli scatti si rifacevano: il Blu, come segno della ricerca estetica e della sperimentazione tecnica promosse attraverso i lunghi viaggi dalla montagna al mare.

Da qui e oltre, non ci sono più domande da porre o risposte da dare. Non c'è alcuna pretesa artistica. Immaginare il Blu è un atto di libertà.   "                              
RINGRAZIO MICAELA SPOSITO PER IL PREZIOSO AIUTO SUL TESTO.

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