




























-Sintesi di 20 anni di fotografia. - -Scelta di fotografia con criterio analogico di irriproducibilità -interventi manuali su alcune immagini per affermare la propria volontà autoriale di "esserci"all'interno del processo creativo -scelta del formato quadrato-polaroid (tranne poche eccezioni con Fujifilm) per formare un racconto per quadri con limiti fisici precisi ma dialoganti tra loro nei pannelli -inserimento di polaroid singole come bisogno di silenzio interiore, di maggiore concentrazione. Ma non è ricerca di silenzio solido, tombale, come la pietra, ma piuttosto liquido, fluido come il mare o i terreni che cambiano con le stagioni -in questa epoca digitale sento il bisogno di un pò di realtà, qualcosa che mi colleghi ad uno spazio tridimensionale e che mi faccia usare le mani come fanno gli artigiani. Leggere una Polaroid è come intraprendere uno scavo archeologico: crepe sulla superficie, tonalità, imperfezioni, rivelano molto di più di quanto rappresentato nell'immagine ottenuta. La polaroid ha il pregio di sorprendermi con il suo risultato mai sicuro (come quando uso la Holga), ed io lascio volentieri questo spazio alchemico alla fotocamera ed alla pellicola spesso scaduta.