A-MARE
A-MARE in Sicilia: Il grande blu Nei miei scatti in bianco e nero vi porto un Blu carico di luce: a voi immaginarlo. “Che felicità nel blu. Non ho mai saputo quanto blu potesse essere il blu.” Wladimir Nabokov, Camera oscura, 1932 Il mare è un bagno declinato di blu. Blu mare cupo e introverso, oltremare avvolgente, mare azzurro abbagliante; anche quando si fa verde acqua marina, il mare mantiene la sua promessa di blu. Il mare è il blu. Parlare di blu per introdurre un ciclo di scatti in bianco e nero ha la sua ragione: quando ho visto per la prima volta le immagini di “A-MARE”, il pensiero è andato a “Il tempo ritrovato”, settimo e ultimo volume dell'opera di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”. Ritornato a Parigi, il Narratore invitato a un ricevimento della principessa Guermantes e, appena entrato a palazzo, una nuova visione azzurra passa davanti ai miei occhi; ma era un azzurro puro e salino, che si gonfi in sinuosità bluastre (…) credevo che il domestico avesse aperto la finestra che dava sulla spiaggia e che ogni cosa mi invitasse a scendere per andare a passeggio lungo l'argine con l'alta marea . La visione azzurra gli colma gli occhi e il cuore cacciando via ogni inquietudine riguardo al futuro, ogni dubbio, ogni tormento e , sui gradini, ritrova il Tempo: non si può più sprecare, anzi bisogna fare in fretta per salvarlo. In “A-MARE”, il soggetto è nella relazione tra il Blu e il Tempo. In “A-MARE”, l’ osservazione dell’autore si esprime a vantaggio di una dimensione still, immobile o silente che sia: l'attimo di un qualsiasi ordinario reclama al Blu una sospensione di azione o di parola, la sospensione del Tempo. “A-MARE” , del resto, è la sintesi di una poetica ancora prima che di un'estetica. Ed è significativo che Enrico La Bianca abbia raccolto questa serie sotto il titolo di “A-mare”. “A+mare”. Nel senso di “a mare”, essere a mare, gravitarvi, compenetrarvi. Ma anche in un senso opposto: se la preposizione semplice che designa lo stato in luogo diventa alpha privativo, l'essere a mare vacilla, si corrompe, si nega. Essere o non essere, questo il dilemma. E nel dilemma è la sospensione del Tempo. Il Blu è un Tempo sospeso. Torniamo così alla relazione Proustiana tra il Blu e il Tempo. E a una certa cifra nostalgica che ne sfuma i contorni. Guardo e riguardo le immagini dI “A-MARE”, mi guida la scelta dell'autore di privilegiarne scenari e inquadrature nella stagione invernale ed in orari inconsueti ( prima dell’alba o dopo il tramonto) e sento la nostalgia verso qualcosa che il Tempo ha disperso: non “l'estate”, non “la calca dei bagnanti”, ma qualcosa di più vago e immotivato che riguarda proprio l'essere nel mondo, una sorta di nostalgia dell'origine. In “A-MARE” le immagini rimandano a un'assenza proprio a partire dalla scelta del mezzo espressivo, perché la fotografia è notoriamente il mezzo più efficace per contrastare l'irreversibilità del tempo. Ma il dilemma non è risolto. In tutte le immagini l'umanità che gli è cara è assente. Eppure, anche in queste immagini, non si può fare a meno di pensare all’uomo, proprio nell'assenza, alla sua presenza. Enrico la Bianca lo sa e lo sostiene con forza: le sue immagini ci dicono che il paesaggio non è mai neutro, non può essere pensato senza l'uomo, non esiste paesaggio senza l'uomo. sempre e comunque lo scenario attraverso cui transitano e si mescolano le esistenze. Il paesaggio è sempre e comunque abitato, e sempre e comunque rimanda a un prima e a un dopo in cui l'uomo c'è stato o ci sarà , anche se non c'è. tratto da uno scritto di MICAELA SPOSITO